Camerun: lotta contro gli imballaggi non biodegradabili

Lucien Embom, tradotto da Martina Lucariello
30 Novembre 2015



Al giorno d’oggi, le problematiche legate alla gestione dei rifiuti di plastica costituiscono una delle principali preoccupazioni a livello mondiale. I rifiuti provenienti dall’utilizzo della plastica rappresentano circa il 10% dei 6 milioni di tonnellate di rifiuti municipali prodotti ogni anno nel Paese di Paul Biya.


Fonte Mathias Mouendé Ngamo
Fonte Mathias Mouendé Ngamo
Nel corso degli ultimi due decenni, si è fatto sempre più ricorso agli imballaggi in plastica tenuto conto della loro facile manipolazione e dei numerosi utilizzi che ne possono essere fatti. La plastica ha tanti difetti quanti pregi sia per l’ambiente sia per le popolazioni, ma gli aspetti negativi possono superare quelli positivi. Secondo alcune stime globali pubblicate nel 2006 dal ricercatore e professore di chimica presso l’Università di Pisa, Chiellini Emo, gli imballaggi in plastica costituiscono dal 35 al 45% della produzione di materiali in plastica. In questa pubblicazione, il docente universitario afferma che ogni anno vengono fabbricate e gettate in tutto il mondo 100 milioni di tonnellate di plastica monouso.

In Camerun, i rifiuti provenienti dall’uso della plastica rappresentano circa il 10% dei 6 milioni di tonnellate di rifiuti municipali prodotti ogni anno, ossia quasi 600.000 tonnellate all’anno. La maggior parte di questi rifiuti vengono mal gestiti per via della mancanza di sistemi di raccolta differenziata efficaci, così come per via della forte crescita del numero di produttori e importatori dei suddetti imballaggi. Di fronte ad una tale situazione, il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e dello sviluppo sostenibile (MINEPDED) ha avviato un’inchiesta nel 2011 che gli ha consentito di trarre un bilancio in termini di utilizzo della plastica in Camerun. Ne emergono risultati preoccupanti riguardo all’impiego della plastica monouso.

Gli imballaggi in plastica: l’origine del disastro

I rifiuti in plastica monouso non riciclabili prendono il volo con facilità e sono all’origine dei principali problemi legati all’igiene pubblica. Sono in parte anche responsabili delle inondazioni di alcune città camerunesi poiché ostruiscono le vie di canalizzazione. Questi materiali contribuiscono a ridurre la produzione agricola bloccando l’infiltrazione delle acque e ostacolando lo sviluppo o l’espansione delle radici delle piante nel terreno. I rifiuti di plastica favoriscono lo sviluppo dei vettori di malattie quali la malaria o il colera, giusto per citarne alcune. Inoltre, tali rifiuti sono responsabili della morte di numerosi bestiami, soprattutto nella zona settentrionale del Camerun, qualora dovessero essere ingeriti dagli animali.

Il 58% dei consumatori rilasciano i rifiuti in plastica nella natura, il 22% di questi li depositano nelle apposite stazioni di raccolta, mentre il 20% li bruciano all’aria aperta. Durante il suo intervento presso il Consiglio di Gabinetto, il 25 maggio 2015, il Ministro dell’ambiente camerunense, Hélé Pierre, ha constatato l’attuazione del decreto congiunto N°004 MINEPDED/MINCOMMERCE del 24 ottobre 2012. Tale decreto sancisce la regolamentazione della fabbricazione, dell’importazione e della commercializzazione degli imballaggi non biodegradabili in Camerun. Il governo camerunense ha previsto tre tipi di interventi principali: in primo luogo, il divieto del 30% degli imballaggi in plastica tramite un quadro normativo adeguato; in secondo luogo, la valorizzazione del 40% dei rifiuti in plastica attraverso il rilascio di permessi ambientali a dei professionisti e, infine, la distruzione del 30% dei rifiuti non riciclabili per mezzo degli inceneritori.

Investimenti dell’ordine di diverse centinaia di milioni

Dagli scambi con Lemnyuy Albun William Banye, ambientalista e vice-direttore in servizio al MINDEPDED, emerge che gli interventi statali riguardano tre categorie di materiali plastici, nello specifico i termoplastici, i termoindurenti e gli elastomeri. I materiali in plastica flessibili e vietati rappresentano soltanto il 30% dei termoplastici prodotti o utilizzati in Camerun. Gli imballaggi confiscati vengono forati o lacerati e resi inutilizzabili, per essere successivamente immagazzinati e, infine, ceduti agli operatori economici del settore che li richiedono per il riciclaggio. La cessione avviene per 25,40 o 50 franchi CFA.

Il denaro percepito da queste vendite viene versato su un conto vincolato. La plastica non venduta viene affidata a delle strutture competenti per poi arrivare alla distruzione mediante inceneritori. I sindaci dei comuni sono stati invitati a votare delle delibere per la raccolta dei rifiuti in plastica da parte dei giovani dei rispettivi comuni, in cambio di remunerazione. Dall’aprile 2014 fino ad oggi, i mezzi finanziari stanziati per le attività dei vari comitati ed enti di controllo, come pure per l’acquisto di macchinari specifici – come i micrometri – ammontano a varie centinaia di milioni di franchi CFA. Nell’intento di affiancare gli operatori economici direttamente coinvolti dal testo, il MINEPDED ha dato il via ad una serie di interventi di rilievo.

Tra questi, troviamo l’organizzazione di riunioni di consultazione con gli industriali del settore della plastica al fine di identificare le eventuali difficoltà e i suggerimenti per il miglioramento delle disposizioni di tale decreto congiunto; il ricevimento in udienza dei membri dell’Associazione Camerunense dei Professionisti della Plastica (AC2P) nell’obiettivo di discutere sulle difficoltà riscontrate e trovare le soluzioni adeguate e il prolungamento del periodo di tolleranza concesso per consentire lo smaltimento delle giacenze disponibili o acquisite da alcuni operatori.

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