“Caccia alle streghe” all’ucraina

Clément Chautant, tradotto da Anna Filannino
1 Octobre 2015


L’Ucraina ha scelto di condurre un’offensiva legislativa al fine di contrastare qualsiasi tipologia di influenza russa, ciò ha determinato la nascita di leggi commemorative di « decomunizzazione » che sanzionano opinioni politiche ed analisi storiche in un paese in cerca di ordine e stabilità.


Fonte DR
Le autorità ucraine brandiscono la minaccia di divieto di ingresso sul loro territorio e di pene di incarcerazione per chiunque si rechi in Crimea senza permesso, contestando di fatto l’affiliazione della provincia alla Russia e considerandola una zona occupata. Tali misure penali sono il riflesso di un arsenale legislativo post-Maidan che si diffonde per contrastare l’influenza russa sul futuro del paese. L’ingresso in Crimea senza passare per le dogane ucraine può legittimamente costituire un errore dal punto di vista ucraino ma di fatto sono state prese decisioni molti discutibili in questi ultimi mesi per rivalutare il ruolo della Russia nella memoria ucraina sempre con l’obiettivo di diffondere la popolarità dell’ “orso russo”. Si parla di leggi commemorative di “decomunizzazione” ma non si tratta solo di un rimodellamento della memoria nazionale, queste misure hanno conseguenze tangibili sulla vita degli ucraini.

Sebbene alcuni ritengono che il nuovo obiettivo perseguito dalla Russia sia quello di seminare il caos nella vita politica ucraina per impedire la risoluzione della guerra nella zona orientale del paese, la paranoia dilaga e tutto ciò che può essere immediatamente o lontanamente associato alla Russia è guardato con sospetto. Nel quadro di tale timore verso un nemico interno è l’eredità sovietica che ha la meglio. Lo scorso 9 aprile, il Rada supremo (Parlamento ucraino) ha votato una legge che bandisce la propaganda comunista o nazista, cosa che comporta la necessità di far scomparire le diverse rappresentazioni della falce e del martello che ornano numerose facciate o monumenti storici.

Dissimulare l’eredità sovietica

L’impronta del passato sovietico è onnipresente pertanto è stato necessario rinominare le entità come Illichivets Marioupol, club di calcio costretto ad abbandonare il nome del leader boolscevico Vladimir Ilitch Lénine, o smantellare gli affreschi che ornavano la metropolitana di Kiev passando per la rimozione delle insegne comuniste dei portali del Parlamento e del Ministero degli affari esteri. Auspicando un’azione d’urgenza, la legge fissava la data limite del 21 giugno affinchè tutti i simboli scomparissero senza che i trasgressori fossero condannati a cinque anni di prigione. Tuttavia non è stato preso in considerazione il lungo processo decisionale che ha riguardato il caso del sucitato club di calcio che ha deciso di ribattezzarsi attraverso un sistema di voto on line. Le stesse lungaggini riguardano la statua gigantesca ed emblematica della Madre- Patri che commemora dall’alto dei suoi 62 metri la liberazione di Kiev avvenuta per mano dei sovietici, e di cui è difficile sbarazzarsi. Sembrerebbe che i monumenti che commemorano la liberazione del 1944 possano restare così come sono.

Poco importa la portata dell’operazione, la legge si applica senza polemiche, ad eccezione di alcune voci che rendono noto il loro dolore nel vedere un patrimonio architettonico così modificato ; tale legge beneficia di un notevole sostegno popolare. Queste misure ricordano la messa in discussione dell’eredità sovietica che si è diffusa in occasione del crollo della cortina di ferro. E così che Volodymyr Vyatrovitch difende la sua proposta di legge parlando di uno « choc commemorativo » che permette di trarre profitto in termini di democratizzazione come era accaduto per le vecchie repubbliche popolari. Trattandosi di democratizzazione alcuni si sollevano contro le decisioni prese senza consultare il popolo. L’aspetto finanziario di una tale legge non è stato nemmeno preso in considerazione : mentre le strade di Lénine sono spesso ribattezzate in onore degli « eroi di Maidan », è sulle città e nei comuni, che sono privi di mezzi economici, che pesano delle pesanti imposte per la sostituzione dei cartelli stradali, dei distretti, dei villaggi e delle città.

Leggi commemorative per imporre una lettura univoca della storia

Ancora più problematica è l’ambiguità di questa legge che sanziona la propaganda comunista e nazista. Se lo scopo evidenziato da Kiev è di ridurre le accuse russe che sostengono che il nuovo regime si sarebbe infiltrato e sarebbe stato sostenuto dai neonazisti, di fatto ci sono delle forti restrizioni ai danni della libertà di espressione e di associazione infatti, punendo la negazione della « vera natura del regime comunista », questa legge impone un racconto storico manicheista, mentre un’altra di queste leggi di « decomunizzazione » rende illegale la messa in discussione della leggittimità degli eroi dell’indipendenza ucraina del XX secolo. Allora come bisogna considerare gli ucraini dell’armata sovietica che combattono contro gli invasori nazisti per la liberazione dell’Ucraina ? Altro esempio di una storia che rifiuta la binarietà : l’armata insurrezionale ucraina (UPA) formata nel 1942 ha effettivamente combattuto per l’indipendenza non esitando ad attaccare gli ucraini dell’Armata Rossa, ma la sua reputrazione è macchiata di un virulento nazionalismo anti polacco esacerbato dagli occupanti nazisti che condussero al massacro di 80 000 civili polacchi nel 1943. Così tra i combattenti per l’indipendenza arbitrariamente si è scelto di ergene alcuni al rango di eroi.

Queste leggi potrebbero anche sanzionare i media o i partiti politici colpevoli di valorizzare una qualsiasi eredità dell’epoca sovietica. La sezione ucraina di d’Amnesty International si è sollevata contro le misure che lei giudica populiste e restrittive delle libertà fondamentali. Altri vedono in queste leggi uno strumento nelle mani del primo ministro Arseni Iatseniouk per creare divisioni di fronte alla corruzione. Hannah Hopko – co-autrice delle leggi e convinta che se esse fossero state promulgate alla fine dell’era sovietica la crisi attuale non avrebbe avuto luogo – rifiuta queste accuse e denuncia tentativi di manipolazione.

Un attacco al pluralismo

I primi che pagano il prezzo di questa legge contro la propaganda sovietica sono i partiti comunisti ucraini recentemente banditi dal processo politico ed elettorale da un decreto del 24 luiglio, di ciò si è congratulato Pavlo Petrenko, guardia dei Sigilli ucraini, parlando di un « atto di giustizia storica ». Di fronte alle critiche quest’ultimo ha assicurato che la decisione era stata presa sulla base di prove evidenti raccolte dal SBU (servizio informativo ucraino) e che il partito comunista apportava il suo sostegno ivi compreso quello finanziaio ai separatisti dell’est dell’Ucraina. Nessuna di queste prove è stata resa pubblica, niente indica che questo bando si fonda sulla legge di interdizione dei simboli comunisti. Se l’Ucraina non vi apporta delle modifiche è molto probabile che la Corte Europea dei Diritti dellì’Uomo ritoccherà questa legge ; la dissoluzione di un partito può avvenire solo se vengono messe in discussione le sue attività ma non nel caso in cui la messa in discussione riguardi il suo nome o la sua identità grafica. Se esistono delle prove relative alla complicità del partito comunista con attività criminali allora i colpevoli potrebbero essere trascinati dinanzi alla giustizia senza andare contro a quanto stabilito dalla legge.

Questi attentati al pluralismo e questo tentativo di imporre un racconto unico della storia ucraina la dice lunga sulla destabilizzazione di un paese che non si è mai ripreso dalle conseguenze del movimento Euromaïdan. l’Ucraine tenta la democrazia ma è superata da una parte della sua popolazione russa che è divenuta una minoranza per una fatalità storica e che resta ancora molto legata alla Russia. Queste leggi della « decomunizzazione », votate in fretta e furia, hanno generato ciò che potrà rivelaresi come un beneficio per andare avanti ed accettare un passato difficile : la declassificazione e l’apertura al pubblico deigli archivi della polizia segreta dell’era sovietica. Con l’aiuto dell’Istituto della Memoria Nazionale, gli ucraini potranno ottenere delle informazioni su persone scomparse che probabilmente sono state perseguitate dal Comitato per la Sicurezza della stato, la branca ucraina del KGB, organo emblematico del terrore sovietico.

L’incertezza che pesa su Kiev di fronte ai separatisti russi e all’implicazione della Russia nel conflitto ad est ha comportato una presa di decisioni effetuata in modo tempestivo. Desiderosa di difendere la sua indipendenza, l’Ucraina impone una rivalutazione della sua storia al fine di oscurare il periodo sovietico. Alcuni negheranno il carattere oppressivo di un regime disumano che generò la grande carestia del 1932 causando, così, la perdita di milioni di cittadini. Tuttavia sono numerosi coloro che non considerano tutti gli atti compiuti dal regime tra il 1917 e il 1991 come atti criminali. E’ utile ricordare la famosa dichiarazione di Vladimir Poutine che riteneva che « coloro che non rimpiangono la scomparsa dell’URSS non hanno cuore, ma coloro che vorrebbero ricrearla non hanno testa ». Oggi ci sono degli ucraini, soprattutto dell’est o del sud, che come una parte dei russi sopportano male la caduta di un’Unione Sovietica che,per molti,rimava con la parola speranza. Non è sicuro che tali leggi permettano di riconciliare unaUcraina che guarda vetrsol’Occiodente con un’altra legata storicamente alla Russia.