Sei Paesi alla ricerca dell’indipendenza energetica

Jessica Robineau, tradotto da Agnese Biliotti
27 Juillet 2015


Consapevoli dei rischi connessi ad un’eccessiva dipendenza dai combustibili fossili, da diversi anni alcuni Paesi hanno avviato la transizione energetica. Lo sviluppo delle energie rinnovabili non è più l’unico obiettivo dei Paesi più industrializzati. L’Uruguay e altri Paesi, disponendo di numerose risorse naturali, ambiscono all’indipendenza energetica.


Credit : Jean-Paul Pelissier / REUTERS
L’Islanda, l’Etiopia, la Norvegia, la Costa Rica, il Brasile e l’Uruguay producono energia elettrica principalmente dalle fonti rinnovabili. I diversi profili di questi Paesi traducono una volontà politica che va oltre le abituali divisioni che privilegiano gli impegni sul clima e l’ambiente. I Paesi adattano la loro strategia ambientale in base alle risorse energetiche di cui dispongono. Il loro obiettivo è di ridurre le emissioni di gas serra.

L’Islanda

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Con più del 70% di utilizzo di energia prodotta da fonti energetiche idroelettriche e geotermiche, l’Islanda fa da pioniera in materia di energie rinnovabili. Queste fonti permettono di produrre il 100% dell’energia elettrica del Paese e di soddisfare l’81% del suo fabbisogno di energia primaria. Le precipitazioni per l’energia idroelettrica e i vulcani per la geotermia costituiscono le due risorse naturali principali. L’utilizzo di queste risorse energetiche ha avuto inizio a metà del XX secolo e ha ampiamente contribuito allo sviluppo economico del Paese.

L’Islanda resta, nonostante tutto, ancora dipendente dalle importazioni di petrolio e di carbone in particolare per i trasporti e la pesca. Per ridurre l’utilizzo di carburanti fossili e per diventare il primo Paese al mondo totalmente indipendente da queste risorse entro il 2050, il Paese concentra le sue ricerche sui carburanti alternativi e più precisamente sull’idrogeno.

L’Etiopia

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L‘Etiopia è oggi il Paese africano leader in materia di energie rinnovabili. Privo di gas e petrolio, il Paese punta sulle sue risorse energetiche per favorire lo sviluppo economico. Addis-Abeba ha l’ambizione di produrre 25 GW di energie rinnovabili entro il 2025 e per soddisfare questo obiettivo nell’ottobre 2013 è stata inaugurata la più grande centrale eolica dell’Africa sub-sahariana e la più grande centrale geotermica del continente è attualmente in costruzione.

Le dighe idroelettriche costruite sulle acque del Nilo assicurano già più del 90% della produzione di energia elettrica del Paese ma gli imprevisti climatici, come la siccità, ne abbassano il livello. L’energia eolica permette di compensare questa perdita, dato che il vento è più forte nella stagione secca. Per questo motivo, il governo etiope ha dichiarato di voler sviluppare l’energia eolica, geotermica e solare. Il Paese si impegna a ridurre le emissioni di gas serra del 64% entro il 2030 grazie alle rinnovabili; si tratta dell’obiettivo più ambizioso della conferenza di Parigi sul cambiamento climatico prevista per la fine di quest’anno.

La Norvegia

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La Norvegia è leader in Europa in termini di transizione energetica. Nonostante disponga di riserve di idrocarburi che le forniscono un terzo delle entrate, il Paese non trascura gli impegni attuali sul clima. La Norvegia è uno dei primi Paesi ad aver introdotto la carbon tax. Fu Brundtland, la prima donna a diventare primo ministro in Norvegia e pioniera nel campo delle rinnovabili, ad introdurre il concetto di sviluppo sostenibile nel 1987. Si tratta di trovare un equilibrio tra l’economia, il sociale e l’ambiente. L’obiettivo del governo consiste nel rendere il Paese libero dal carbone entro il 2030.

Oggi, il 60% dell’energia utilizzata in Norvegia è prodotta da una fonte rinnovabile e dal 2009 una parte del fondo petrolifero è stata investita in quelle imprese che si dedicano alle rinnovabili. La Norvegia potrebbe contribuire all’obiettivo dell’UE di raggiungere la quota del 20% di energia rinnovabile entro il 2020 esportando la maggior parte dell’energia verde prodotta verso l’Europa.

La Costa Rica

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La Costa Rica orienta il suo sviluppo in funzione della sua geografia e geologia con i suoi 116 vulcani, di cui 5 attivi e 2 inattivi. Dopo 50 anni di politiche sociali e ambientali, il Paese fa da pioniere dell’eco-turismo e ha deciso di investire nella strategia ambientale a scapito delle spese militari. Il governo si è fissato l’obiettivo di raggiungere un’economia senza emissioni di gas serra entro il 2021 investendo unicamente nelle rinnovabili.

Nel primo trimestre del 2015, la totalità dell’energia elettrica è stata prodotta da fonti rinnovabili. La motivazione principale sta nelle abbondanti piogge che hanno permesso alle quattro centrali idroelettriche del Paese di lavorare al massimo. Le energie eolica, solare e geotermica hanno fornito il resto. Nonostante questi buoni risultati, la Costa Rica rimane dipendente dall’energia idroelettrica che la rende vulnerabile al cambiamento climatico.

Il Brasile

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Il Brasile è il Paese industrializzato che utilizza la quantità maggiore di energie rinnovabili, il nucleare e l’energia fossile rappresentano solo l’11,8%, quando la media dei Paesi industrializzati è dell’87%. In un anno, l’energia eolica in Brasile è raddoppiata. L’aumento registrato raggiunge il 103%. Le 434 industrie zuccheriere brasiliane funzionano in completa autonomia energetica grazie alla canna da zucchero che produce etanolo e un biocarburante.

Il gigante dell’America meridionale ha avviato la transizione energetica grazie alle sue grandi dighe. La loro costruzione è tuttavia contestata perché queste comportano dei ristagni d’acqua sulle terre che erano o coltivate o occupate da foreste e che sono degli spazi ricchi di sostanze organiche.

L’Uruguay

Se spesso vengono citati i Paesi del nord come i primi della classe in materia di ecologia, ce n’è uno di cui ci si dimentica, sbagliando. L’Uruguay, piccolo Paese di 3,4 milioni di abitanti, è quasi interamente alimentato dalle energie rinnovabili. Sguardo su questo conflitto per l’indipendenza energetica.

L’obiettivo dell’Uruguay è di raggiungere l’indipendenza energetica entro il 2030. Nel 2012, l’energia elettrica era già per la maggior parte di origine idraulica (51,1%) - l’acqua è completamente messa a profitto - subito seguita dalle energie fossili (40%), la biomassa (8,1%), mentre l’energia eolica rappresentava lo 0,8%. Nel 2016, secondo le previsioni dell’Administración del Mercado Eléctrico, l’organizzazione locale che amministra il mercato dell’energia elettrica, il Paese disporrà di 1,346 MW prodotti dall’energia eolica, ciò vuol dire che il 30% del fabbisogno di energia elettrica sarà coperto da questa fonte rinnovabile, il che rende l’Uruguay il Paese con la più alta percentuale di energia eolica…

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